Lacrime di mamma: quando l'aiuto è fondamentale
La maternità è un’esperienza femminile straordinaria e unica ma che ha un impatto dirompente sulla vita di ogni donna.
Attraverso la ricostruzione della cornice sociale e culturale che connota la maternità contemporanea, è possibile rintracciare quegli aspetti psicologici che possono avere sia il percorso personale delle donne che diventano madri sia la relazione madre-bambino.
La nascita del cosiddetto “istinto materno” spesso oggi è disturbata da momenti di profonda insicurezza e solitudine, sensazioni determinate da cambiamenti forti e repentini che possono destabilizzare la persona che è la madre, anche in maniera duratura.
La società contemporanea spinge le neomamme a confrontarsi con un modello di “mamma perfetta”, multitasking: una buona madre, una donna curata e femminile, una lavoratrice autonoma e al tempo stesso attenta anche all’accudimento della propria casa.
La paura di non corrispondere a questo modello crea una preoccupazione crescente che porta le mamme a vivere qualsiasi circostanza nuova come inattesa o problematica e può ostacolare la lettura dei messaggi che il proprio figlio le invia con il suo linguaggio ancora di difficile comprensione (pianti, sorrisi, agitazione).
Spesso le madri giudicano la propria tristezza e le proprie lacrime come un difetto, un punto debole, uno dei primi capi d’accusa che rivolgono segretamente a se stesse.
Un aiuto per non cadere nella tristezza
Nonostante oggi si parli molto di maternità e del supporto alla maternità come forma di prevenzione, dando voce alle parole delle neomadri, è possibile riscontrare come tuttavia siano poche le persone sia tra i familiari che tra gli operatori del settore materno-infantile, autenticamente pronte e disposte ad ascoltare con umanità le emozioni delle donne nel divenire madri, soprattutto nei loro vissuti più conflittuali. Inoltre, la tendenza pedagogica a rimproverare le madri e giudicarle o medicalizzarne gli stati d’animo favorisce ulteriormente la chiusura di quel prezioso canale di comunicazione di ciascuno con il proprio mondo: di fronte all’indisponibilità ad ascoltare senza giudicare, il naturale pudore nei confronti delle proprie paure, incertezze, delusioni ed inquietudini, diviene vergogna, così il senso di solitudine e la tristezza si intensificano, attestando che qualcosa è fuori controllo.
Il segnale che l'universo delle donne invia, indica la presenza di una sofferenza, di qualcosa da capire, da risolvere o rafforzare. In questi momenti, l’approfondimento psicologico può essere importante e utile ai fini di una distensione delle dinamiche del nucleo familiare.
Solo quando la tristezza delle mamme può essere accolta da un altro, quando cioè è presente qualcuno disposto ad interrogare il senso di quell’emozione, allora anche un’esperienza dolorosa può avere un valore straordinario: può produrre un cambiamento a volte risolutivo sia per la madre che per il bambino.
La tristezza come risorsa dipende innanzitutto dalla capacità di accogliere sia i sorrisi sia le lacrime delle madri, senza tralasciare quel luogo da cui proviene la cicogna che ha reso quella donna una madre.
Accogliere e comprendere il significato della diffusione di un certo disagio della maternità è anche una premessa fondamentale per comprendere il possibile disagio dei bambini di oggi.
In quest’ottica il lavoro psicologico finalizzato a riconoscere e dare dignità al disagio della madre è il primo possibile atto di prevenzione del disagio infantile.
A cura di Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus
Via Amedeo D’Aosta, 6 - Milano
tel 800.644.622
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