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Mamma cos'è il terrorismo, la guerra e l'Olocausto?

Categoria: psicologia
bambini murales

Ecco come spiegare ai propri figli avvenimenti terribili e spaventosi come il terrorismo, le guerre e l'Olocausto.

Spesso è difficile trovare le parole giuste e rispondere alle domande dei piccoli.

Abbiamo paura di dire troppo e colpire la sensibilità dei bambini, oppure, al contrario, di non dire abbastanza per far capire ai nostri figli di cosa si tratta.  Il problema è che non possiamo ignorare questo difficile compito perché i bambini sono esposti al bombardamento di informazioni date dalla televisione, e non dare spiegazioni in merito vorrebbe dire lasciarli da soli nell'elaborare tali informazioni e gestire l'ansia che queste trasmettono.

I nostri figli sono interessati a cosa ne pensiamo e vogliono essere rassicurati: è importante non ignorare il bisogno di capire cosa succede e le emozioni dei nostri figli.

Alcuni argomenti sono oggettivamente complessi e difficili da semplificare ad un bambino, ma il focus del genitore deve essere soprattutto su quali e quante informazioni nostro figlio possa elaborare rispetto all'età e quali emozioni prova, per farlo sentire comunque e sempre al sicuro.

Se si sente di non aver dato una risposta adeguata perché l'argomento è complesso si può leggere insieme ai nostri figli un libro sul tema che sia adatto all'età del bambino. E' più facile su avvenimenti del passato come l’Olocausto, perché ci sono molti libri o film per bambini (L'Olocausto spiegato ai bambini).

Se si tratta invece di avvenimenti più recenti si può “tradurre” per i bambini gli articoli di un quotidiano o ancora meglio quelli dei settimanali che riassumono le motivazioni e gli accadimenti, selezionando però le fotografie che il bambino può guardare, perché alcune sono molto impressionanti.

Non lasciateli da soli ad affrontare questi argomenti: sono questioni che fanno sviluppare molta ansia, poiché è difficile per il bambino o ragazzino capire come e perché si possa essere crudeli verso un altro essere umano. Quando si rievocano uccisioni, persecuzioni o violenze e torture il bambino tenderà a immedesimarsi nelle vittime e si sentirà meno al sicuro.

La guerra

Un argomento che per i bambini è molto spaventoso e allo stesso tempo interessante è “la guerra”: trasmette un forte senso di insicurezza, ma contiene molti aspetti sociali e di relazione (violenza, negoziazione, organizzazione ecc...)  che il bambino vorrebbe capire (fare la guerra è infatti uno dei giochi preferiti dei bambini).

Partiamo dal presupposto che i bambini non hanno una chiara idea di cosa significhi la guerra per le persone coinvolte, perché l'assenza di esperienze simili, la continua esposizione a queste notizie, che però non comporta per lui/lei nessun cambiamento, rende tutto “virtuale”, non reale, non terribile.

Prima dei 6 anni se il bambino fa domande o mostra emozioni per questi argomenti è utile ascoltarlo e commentare con chiarezza e brevità, spiegando che la guerra è lontana. Si può anche fare ricorso alle favole per spiegare come da sempre c'è lotta tra il bene e il male. Si può aiutarlo ad esprimere le emozioni attraverso il disegno perché attraverso questo i bambini scaricano l'ansia e ridimensionano le paure.

E' normale che fino ai 6-7 anni i bambini non abbiano veramente capito che la morte è una cosa reale, pensano che si possa evitare, che sia causata solo da incidenti e che la persona o l'animale che è morto stia vivendo da un'altra parte (su una nuvola, in paradiso ecc..). La paura del bambino rispetto alla guerra sarà allora soprattutto quella di venire separato dai propri familiari.

Per tenere a freno l'angoscia che deriva dall'idea della guerra spesso i bambini ricorrono al gioco di finzione, che assume un valore terapeutico; i protagonisti del gioco della guerra, che nella vita reale sono spettatori impotenti, nel gioco svolgono un ruolo attivo. Il gioco non deve pero' mai degenerare in aggressività agita o avrà fallito il suo compito.

Dai 7-8 anni il ragazzino/a si immedesima in quel che succede e si rende conto della gravità di quanto vede, ma non sa razionalizzare il rischio, quindi si sentirà vulnerabile.

I genitori devono dare più informazioni, per tranquillizzarlo sull'impossibilità che una cosa del genere possa capitare a lui. Se il bambino è spaventato da alcune armi si può spiegare che per ogni arma inventata è stata inventata anche una difesa o un antidoto.

 

Terrorismo

Dai 7 o 8 anni la morte diventa qualcosa di irreversibile ed è possibile per il bambino una vera elaborazione del lutto, mentre verso i 10 anni assume caratteristiche di universalità e imprevedibilità. Da quest'età, quindi, i bambini sono ancora più vulnerabili rispetto al senso di sicurezza: notizie come quelle di atti terroristici (reali o minacciati), assassinii, violenze possono trasmettergli l'ansia per eventi su cui né lui né mamma e papà hanno alcun controllo.

Nell'atto terroristico, inoltre, mancano quegli aspetti di prevedibilità che fanno della guerra qualcosa di controllabile, come la conoscenza del nemico. La percezione del bambino è che non ci si può difendere e che i nemici colpiscono quando ti senti al sicuro, sono una minaccia continua e inaspettata. Questa perdita di sicurezza può portare al verificarsi di manifestazioni di tipo regressivo come paura del buio, paura di dormire soli, episodi di enuresi notturna.  Non sgridate o prendete in giro il bambino per questi comportamenti.

Terremoto

Ai bambini va detto che il terremoto è un evento naturale, in parte prevedibile, che si può affrontare, perché esistono precauzioni e comportamenti da seguire, che ci salvano la vita. Se capitasse a scuola le insegnanti saprebbero cosa fare, e a casa ci sono mamma e papà. E' importante spiegare ai bambini che nonostante la paura che ci fa il terremoto, non si è da soli. Per affrontare i terremoti i paesi si sono organizzati e quando succede molte persone esperte accorrono e aiutano: vigili del fuoco, protezione civile, medici, croce rossa.  Spesso i ragazzini più grandi sembrano quasi “eccitati” dall'avvenimento, ma attenzione, è solo un modo diverso di esprimere l'ansia.

L'Olocausto e le persecuzioni

Bambini di 6-7 anni non potranno capire fino in fondo la gravità delle persecuzioni e dello sterminio di ebrei (ma anche di zingari, omosessuali, portatori di handicap) perpetuati dal nazismo, e gli altri più recenti episodi di genocidio e persecuzioni.

A questa età sono però sicuramente già in grado di capire la differenza tra giusto e sbagliato, e il concetto di rispetto della diversità e dei diritti umani. .

Possiamo spiegare con parole semplici, che loro possano capire, che c’è stato un periodo o ci sono posti lontani, durante le guerre, in cui molti di uomini, donne e bambini sono stati strappati alla loro vita e uccisi o perseguiti.

Nell'Olocausto milioni di persone vennero rinchiuse in campi di concentramento, dai quali solo pochi hanno fatto ritorno a casa.

Dagli 11 ai 14 anni

A questa età ogni genitore dovrebbe cercare di tranquillizzare, non minimizzare gli accadimenti e la reazione del figlio/a: occorre dare risposte chiare, a costo di ammettere la sua scarsa informazione in merito o il proprio disinteresse per l'argomento.

Effetti sugli adolescenti

Durante l'adolescenza l'individuo cerca di stabilire un nuovo modo di relazionarsi col mondo adulto, testando il grado di fiducia che può avere verso gli adulti e chiedendo ancora rassicurazioni e certezze. L' adolescente si chiede spesso che senso ha quello che succede, vuole capirne le motivazioni profonde e testa il mondo secondo i suoi principi di giusto e sbagliato. Se il test fallisce l'adolescente può arrivare a mettere in discussione tutto, perfino i principi di bene e male. E' opportuno parlare coi ragazzi di quello che realmente succede, delle ripercussioni che ci saranno sulle popolazioni, sulle persone.

A cura della Dott.ssa Mascia Bertoni, psicologa e psicoterapeuta
www.psicobenessere.it 


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