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Mangio o non mangio? Un libro ci può aiutare a capire

Categoria: psicologia
bambini famiglia cibo

Il cibo e l'atto alimentare diventano per i bambini, ma anche per i ragazzi, strumento per esprimere il loro disagio. Vediamo come interpretare questi segnali e capirli.

Accade, soprattutto nell’epoca contemporanea, che il cibo e l’atto alimentare (cioè la modalità con cui il soggetto sceglie di abitare la tavola, di occupare oppure no il proprio “posto a tavola”) vengano utilizzati sia dai più piccoli che dai ragazzi in età puberale  come strumenti elettivi per dire qualcosa del loro malessere.

La possibilità di cogliere, accogliere, interpretare e dare un senso a questi segnali, può essere per il genitore la via capace di consentire una traduzione del messaggio che il figlio esprime attraverso il disagio alimentare.

Cosa possono fare mamma e papà dei più piccoli?

E’ bene riconoscere ed ascoltare il messaggio che tali momenti veicolano leggendoli ad esempio come esigenze di rassicurazione, di conforto o di protesta più che come un rifiuto e/o un’offesa. Ricordarsi sempre che nessun bambino, rifiutando il latte o la pappa, rifiuta la propria mamma perché questa lettura rischia di lasciare il piccolo solo con la propria fatica, l’aggressività e la paura.

Nutrire, al seno o al biberon, implica sempre una relazione ed uno scambio affettivo tra due soggetti: il primo incontro con il cibo è un  incontro con l’amore. Un lattante infatti non è solo nutrito nel pancino, ma si nutre di un particolare cibo che incontra grazie a chi gli offre il latte e che risponde alla domanda d’amore del piccolo. Questo è quel particolare ingrediente che nutre il cuore del bambino, dunque è necessario averne cura.

L’insistenza del cucchiaino genera sempre nell’altro una resistenza. Per questo è importante evitare risposte esasperate affinché non si crei un circolo vizioso che può rafforzare le difficoltà o il rifiuto del cibo del piccolo.

Tenere sempre a mente il valore e la funzione preziosa che il “DESIDERIO” di crescere, prendersi cura, nutrire ed educare, intrattiene per la crescita di neonati e bambini, non dimenticando mai che i figli sono dei soggetti, diversi da noi e unici.

Una mamma ed un papà che si fidano delle proprie intuizioni, e cioè si avvalgono della propria capacità di ascoltare ed intuire lo stato emotivo dei propri figli, possono riuscire meglio ad adattare consigli e suggerimenti degli esperti alla natura dei propri piccoli e a operare così le scelte più adeguate al proprio figlio e al particolare momento che vive.

E quando i piccoli crescono?

Il compito educativo, anche nell’ambito dell’alimentazione, richiede sempre tre ingredienti fondamentali: rispetto, ascolto e fermezza.

E’ importante prima di tutto aver cura del rapporto di fiducia di genitori e i bambini con l’istituzione scolastica che offre e imbandisce la tavola per i bambini e nel contempo sostenere i piccoli e meno piccoli nel faticoso incontro con la frustrazione che le regole sociali delle mensa comportano. Risposte di rifiuto, oppositive, di diffidenza del bambino rispetto al cibo, possono riguardare la momentanea difficoltà del piccolo ad accettare le norme educative, a tollerare la frustrazione che esse comportano.

E’ bene evitare utilizzi impropri e distorti del cibo e dell’atto alimentare (ricattatori, intimidatori…) che possono contribuire a alterarne il significato e a spingere il bambino a sua volta ad impossessarsi del rifiuto alimentare come strumento di potere e di ricatto.

E’ utile, almeno ogni tanto, cucinare insieme ai propri figli ed essere  il più possibile presenti durante i pasti anche perché rappresenta un’occasione  per avvicinare i bambini al valore della tradizione alimentare, e cioè al significato rituale e simbolico che sono una cornice fondamentale del cibo e dell’atto alimentare. Anche questo aiuta a evitare quindi di fare del pasto famigliare un veloce “scongelamento” del cibo, uno “scodellamento”, o uno spoglio fast food.

Valorizzare la dimensione conviviale della tavola e cioè trasmettere il piacere che deriva dal cibo e dalla relazione. Stare a tavola può essere un piacere se l’adulto riesce a mostrare che è sia un modo per stare e confrontarsi con gli altri, sia un’occasione per assaporare e scoprire i molteplici gusti dei cibi e soddisfare la fame. Suggeriamo quindi di non presentare mai la tavola ai bambini né come un atto rituale noioso, né come un ingozzamento dando piuttosto valore alla sua natura di appuntamento con gli altri e con il cibo. Come tutti gli appuntamenti della vita familiare e sociale del bambino, anche per la tavola c’è un’attesa, ma anche qualcosa che si ripete e  qualcosa di nuovo.

Il libro che arriva in aiuto

Il tema della prevenzione dei disturbi alimentari è al cuore del testo “Mangio o non mangio? I disturbi alimentari e i bambini “ di Pamela Pace e Aurora Mastroleo pubblicato per Mondadori Electa.
“Mangio o non mangio?” è un testo volto a sensibilizzare i genitori e gli adulti di riferimento di bambini e ragazzi (educatori, insegnanti, medici) sul significato relazionale del comportamento alimentare, proprio perché prevenire nell’infanzia è un’operazione possibile!

All’interno del libro sono scanditi i diversi momenti evolutivi del soggetto (allattamento, svezzamento, ingresso a scuola, pubertà) e attraverso alcune vignette cliniche viene messo l’accento su alcune particolari modalità con cui il bambino manifesta il suo disagio, la sua sofferenza, le sue paure o fatiche evolutive. Un libro che nasce con l’obiettivo di trasmettere il senso della prevenzione così come viene intesa all’interno dell’Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus (fondata a Milano nel 2006) e cioè come la possibilità  di intervenire prima che qualcosa possa accadere, per evitare di riparare poi. 

 

A cura di Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus
Centro per la prevenzione e la clinica dei disordini del comportamento alimentare in età pediatrica
Via Amedeo d'Aosta, 6 -  Milano - Telefono 02.20404762 
Numero verde: 800.644622 – www.pollicinoonlus.it 

 


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