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Bambini sul web: tutelare i bimbi ed educare gli adulti

Categoria: Sicurezza
Bambini sul web: tutelare i bimbi ed educare gli adulti

I genitori orgogliosi (e lo siamo tutti) raramente resistono a condividere i momenti speciali della crescita del proprio bambino. Ma in epoca di “vita sui social” è bene capire cosa vuol dire farlo.

Sicurezza, rispetto e attenzione

Sicurezza, prima di tutto, ma anche rispetto per se stessi e per gli altri, oltre ad una presa di coscienza delle potenzialità e dei rischi del mondo digitale: tanti gli elementi da considerare quando facciamo il semplicissimo gesto di postare una foto dei piccoli su Facebook. Anche dal mondo dello “star system” gli esempi sono innumerevoli e molto diversi tra loro: da quelli più riservati, come Kate Middleton e William d’Inghilterra, che concedono foto dei loro piccoli con il contagocce e solo sotto stretto controllo, a quelli di altre star che si fanno molti meno problemi ad esporre i propri figli, perché l’unico scopo è quello di dare lustro alla propria, di immagine.

Qui però non diamo giudizi, ma esponiamo alcuni spunti di riflessione e cerchiamo di spiegare come funziona la legge in Italia. Che dei limiti li ha messi, e per ottimi motivi. Prima di tutto, per quanto si possa restringere la privacy di un profilo social, vi è comunque la possibilità per gli utenti di salvare le foto ed utilizzarle in qualunque contesto. Le nostre foto, insomma, girano in rete. Il confine tra privato e pubblico, quindi, si assottiglia, anche perché con i tag, quindi coinvolgendo un altro profilo utente in quel che pubblichiamo, si espande la cerchia di chi ha accesso alla foto ben oltre le nostre conoscenze degne di fiducia. Ecco perché la prima e più importante parola da tenere presente è “cautela”. Non ci sono divieti alla pubblicazione di foto dei propri figli, ma è importante sapere che, una volta cliccato “pubblica” sarà praticamente impossibile controllare il destino di quella foto o di quel che abbiamo scritto. Non è un pericolo immediato, non necessariamente. Ma va considerata anche l’ipotesi che le immagini possano finire in siti web che si interessano ai bambini in modo non lecito.

Prendere precauzioni

Rinunciare del tutto, quindi? Non è detto: basta prendere alcune precauzioni e si potrà continuare a condividere il proprio orgoglio di genitori senza far male a nessuno. Soprattutto ai nostri figli. Regola base: evitiamo le foto nudi o in biancheria intima. Da evitare anche riferimenti alle scuole che frequentano, o inquadrare luoghi facilmente riconoscibili. Evitiamo, quindi, anche nei commenti, informazioni confidenziali. A costo di apparire antipatici, è bene anche fare attenzione alle pagine di scuole, accademie di danza, centri sportivi o di altro tipo che mettono on line o su Facebook le foto delle proprie attività a scopo pubblicitario: devono avvisarvi e farvi firmare una liberatoria ad hoc, anche se l’ideale sarebbe, da parte loro, pixelare o comunque nascondere i volti dei bambini. Le foto si possono sempre cancellare dai social, ma ricordate che verranno comunque tenute in backup per almeno 30 giorni. Nel caso di genitori separati o divorziati, poi, anche in caso di affido condiviso, è comunque necessario l’accordo di entrambi i genitori a pubblicare le foto on line del minore.

La legge tutela i diritti dei bambini

La legge tutela i minori, e in Italia questo principio è anche nella Costituzione che, quando parla del fatto che “la Repubblica Italiana protegge l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo (artt. 2  e 31, comma II, cost.). In più, i diritti dei minori sono garantiti anche dalla legislazione ordinaria, civile e penale. Un diritto, per quanto riguarda i social, che si interseca con la tutela dell’immagine della persona (qui un minore), caratterizzata da un regolamento a parte. La legge sul diritto d’autore prevede che il ritratto di una persona non possa essere esposto senza il suo consenso (art. 96 legge n. 633/1941)). La Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989 e ratificata in Italia con legge 27 maggio 1991 n. 176, stabilisce che in tutti gli atti relativi ai minori, l’interesse superiore del minore deve essere considerato preminente: deve essere tutelato contro interferenze arbitrarie o illegali che ledano la sua privacy, ma anche il suo onore e la sua reputazione.

Esiste anche la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali del 4 novembre 1950del 4 novembre 1950, oltre alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea del 7 dicembre 2000 che, salvaguardando i diritti della persona, rientrano nell’ambito dii tutela della materia. Oltre al Garante per la Privacy con il suo codice per la riservatezza dei minori e non solo: ha dichiarato più volte che la tutela del minore ritratto in una foto deve essere rispettata non solo nei fatti di cronaca nera, ma anche nella vita quotidiana. Una norma che vale per i giornali (che sono tenuti a rispettare anche la Carta di Treviso, un protocollo firmato il 5 ottobre 1990 da Ordine dei giornalisti, Federazione nazionale della stampa italiana e Telefono azzurro che disciplina i rapporti tra informazione e infanzia), ma anche per i genitori.

Partire dall'educazione digitale

Un ultimo spunto di riflessione arriva da un “divulgatore digitale” ed esperto di personal branding, Rudy Bandiera, che pone anche un quesito di tipo educativo: che rapporto avranno con la propria immagine, quindi anche con quella altrui, se i genitori per primi non la tuteleranno? Un discorso che guarda non solo al futuro, ma anche al presente, e a fatti di cronaca che rappresentano il risvolto più tragico del bullismo digitale, che si sviluppa dall’uso non rispettoso dell’immagine digitale propria e altrui. Partire dall’educazione è un modo per guardare al futuro e migliorarlo.

A cura di Chiara Frangi


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