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Momenti speciali di affettività, disciplina e gusto!

pic nic

Il bambino struttura il suo rapporto con il cibo e l’atto alimentare osservando la propria famiglia.  E allora come ci si deve comportare?

Il comportamento alimentare è un appreso e il rapporto del bambino con il cibo è strettamente influenzato dal significato che esso assume nella mamma e nel papà. L’esempio dell’adulto di riferimento e lo statuto che il cibo ha nei genitori, ma anche a scuola nelle maestre, influenza il particolare rapporto che il bambino svilupperà gradatamente con l’alimentazione. Nella nostra cultura da sempre offrire il cibo e consumarlo insieme fanno parte di un rito sociale. L’atto nutritivo implica sempre che si mangi nel “campo dell’altro”, alla sua tavola: è una questione tra il soggetto e l’altro. Imparare a stare seduti a tavola, a ordinare e riconoscere che quello è il momento in cui si mangia e non si gioca, a utilizzare posate e tovagliolo e così via, sono comportamenti che si intrecciano strettamente con il piacere di essere tutti riuniti attorno al tavolo e di scambiare parole e sapori.

Nella routine della vita familiare i pasti, dunque, sono i momenti speciali che coniugano affettività e disciplina. La colazione, il pranzo e la cena oltre a essere uno scambio di cibi e di sapori, sono al contempo atti d’amore ed entusiasmo: non è certo facile articolare con la disciplina tale scambio affettivo e di soddisfazione di un bisogno!

Un buon suggerimento a riguardo potrebbe essere quello di non ricorrere all’atto nutritivo per altri scopi: può accadere che gli adulti utilizzino, a volte anche inconsapevolmente, il cibo all’interno di dinamiche ricattatorie, intimidatorie come per esempio, “Se non finisci tutta la minestra chiamo il vigile!” oppure “Mangia tutta la bistecca così fai contenta la mamma e poi andiamo al parco!”. Questo tipo di discorsi non causano certamente un disturbo alimentare, tuttavia rischiano di snaturare lo statuto del cibo e dell’atto alimentare e di innescare logiche di potere, oltre che una grande confusione nei bambini.

Il valore della disciplina a tavola riguarda inoltre, la possibilità che ognuno abbia il suo posto preciso come soggetto di parola, come individuo che può parlare. Per questo, ad esempio, i genitori insegnano ai propri figli che con la bocca piena a tavola non si parla “o si mangia o si parla”: non solo perché poco educato ma anche e soprattutto perché sarebbe impossibile farsi capire!

In ultimo, è importante ricordare che fin da piccoli i bambini possono esprimere i propri gusti personali rispetto ai diversi cibi; gusti che vanno rispettati ma anche orientati, per promuovere nei piccoli nuove occasioni di conoscenza nell’ambito alimentare.

Già da piccolo, infatti, il bambino mostra l’esigenza non solo di veder rispettati i suoi gusti alimentari, ma anche di veder riconosciuta la sua esigenza di esprimere il proprio statuto soggettivo anche a tavola nel suo rapporto con il cibo!

Per approfondimenti rimandiamo al libro “Mangio o non mangio? I disordini alimentari e i bambini. Di P.Pace e A.Mastroleo, Mondadori Electa 2015

A cura di
Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus
Via Amedeo d’Aosta 6, Milano
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Numero Verde: 800.644.622

 


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