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La mensa scolastica per i più piccoli

mensa per i bambini

Indaghiamo sul tema della mensa scolastica e della tavola familiare attraverso gli occhi e le parole di Marta, educatrice di un nido di Milano. 

Qual è la fatica che incontrate maggiormente nel gestire la mensa scolastica?

Le difficoltà che incontriamo maggiormente riguardano, soprattutto, la fase di ambientamento. Le famiglie giungono frequentemente al nostro nido con ansie e preoccupazioni a fronte delle fatiche che i bambini possono già mostrare, nel contesto familiare, rispetto all’alimentazione. Spesso le mamme temono che i propri bimbi possano avere difficoltà nel mangiare con una nuova figura di riferimento (l’educatrice) o che alcuni cibi possano provocare delle allergie. In realtà, è infrequente, nella nostra esperienza, che i bambini facciano fatica ad approcciarsi al cibo: i bimbi di solito assaggiano tutto, anche quei cibi che inizialmente non desiderano mangiare. A casa, invece, è possibile che questo non accada e i genitori, a volte, ci chiedono “ma come ci siete riuscite? Noi abbiamo provato di tutto!”… La chiave è cercare, con delicatezza e serenità, di far assaporare al piccolo il cibo che per lui rappresenta una novità, una scoperta. Un altro punto importante è “dare il buon esempio”: se le educatrici mangiano le stesse cose proposte ai bimbi, è più facile che questi ultimi siano invogliati a provare, anche soltanto per imitazione. Aspetti particolari su cui incontriamo maggiori fatiche sono quelli della “quantità” e della “forma”. Rispetto alla prima, vi sono bimbi che non smetterebbero mai di mangiare e che non percepiscono un senso di sazietà e bimbi che, al contrario, fanno fatica a finire tutto. Per quanto concerne la forma, invece, all’interno del nido cerchiamo di favorire il passaggio dall’essere imboccati al nutrirsi autonomamente in modo graduale e attraverso l’utilizzo del tatto: dai 12 mesi in poi sproniamo i bimbi ad utilizzare le mani per mangiare, a toccare il cibo, cosicché possano sperimentare maggiormente il gusto di auto-nutrirsi. Via via, introduciamo il cucchiaino, la forchetta e i diversi elementi della tavola, fino ad arrivare ad apparecchiare insieme, ritagliandoci il momento del pasto come momento di convivialità. Questo, però, può scontrarsi con quanto avviene all’interno del contesto familiare, dove talvolta i genitori continuano ad imboccare i propri bimbi per evitare che sporchino o che si dilunghino eccessivamente.

Vi è mai capitato che qualche bambino presentasse particolari difficoltà alimentari? In caso affermativo, queste difficoltà si manifestavano soltanto all’interno della mensa scolastica o anche nel contesto familiare? Come vi siete comportati in questi casi?

Sì, a volte i bambini cercano di evitare il momento del pasto addormentandosi subito o utilizzando altri escamotage. Tutte le volte che ci è capitato di avere a che fare con bimbi con difficoltà alimentari, queste venivano manifestate sia a scuola che all’interno del contesto familiare. In queste situazioni riteniamo fondamentale il confronto con i genitori su come intervenire, in modo tale da evitare che il bambino possa ricevere, a scuola e in famiglia, due messaggi diversi. Anche in questo caso, pensiamo che la cosa più importante sia utilizzare un approccio sereno e graduale che rassicuri il bambino. Inoltre, il gruppo dei pari può costituire un’importante risorsa: sono infatti i piccoli compagni ad offrire, spesso, il proprio cibo e il proprio aiuto!

Avete notato qualche contraddizione tra le politiche educative della mensa scolastica e quelle della tavola familiare?

Sì, accade. All’interno del nido cerchiamo di incentivare, come precedentemente accennato, l’autonomia, mentre in casa talvolta capita che siano i genitori ad imboccare i bimbi, scandendo per loro ritmi e tempi. Inoltre, spesso i genitori chiedono al nido di dare ai propri figli cibi salutari, “sani”, ma poi, quando vengono a riprenderli al nido, a volte danno loro caramelle, dolciumi, merendine, etc., e ciò al fine di tranquillizzarli. In questo modo si genera confusione e le politiche educative della scuola e della tavola familiare possono entrare in contraddizione. Un’altra area caratterizzata da una certa quota di contraddizione è quella della tavola come luogo di convivialità. All’interno del nido cerchiamo sempre di trascorrere i momenti dei pasti con i bambini come momenti di condivisione, in cui sia possibile godersi lo stare insieme attraverso il cibo e la tavola: mangiamo tutti insieme, condividendo lo stesso cibo. In casa non avviene sempre lo stesso. Spesso il bimbo mangia del cibo diverso da quello dei propri genitori e in tempi diversi rispetto a questi ultimi. Tuttavia, i bambini stanno volentieri a tavola solo se questa è in qualche modo condivisa. Se in settimana è difficile ritagliarsi tempi e luoghi di convivialità, potrebbe essere utile cercare di farlo nel week end.

Alcuni genitori esprimono un certo disappunto rispetto al fatto che, a volte, gli educatori offrono ai bimbi del “cibo-spazzatura” al fine di calmarli o tranquillizzarli. Voi cosa ne pensate?

Riteniamo che l’offerta di cibi di questo tipo vada limitata, magari al solo momento della merenda, e non utilizzata in modo strumentale. In generale, cerchiamo di non dare tanti zuccheri ai bimbi ma di sostituire questo genere di alimenti con altri più salutari, come frutta, yogurt, cracker etc. Ci sono però delle eccezioni alla regola: in occasioni come compleanni e festività è bello poter condividere tutti insieme i dolci della tradizione. Il timore dei genitori è, però, effettivamente presente. Per questa ragione, chiediamo loro di condividere con noi ogni preoccupazione o dubbio, cosicché possa esservi un confronto aperto e proficuo.

Sono quindi due le parole d’ordine che è utile tenere sempre in mente: condivisione e confronto.

Attraverso le parole di Marta, la mensa scolastica e la tavola familiare trovano il proprio punto di unione nella convivialità. 

A cura di: Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus 
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Numero Verde 800.644.622
www.pollicinoonlus.it


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