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C'era una volta...lo Storytelling che insegna l'inglese!

Categoria: Bilinguismo
storytelling inglese

L’utilizzo dello storytelling come strumento di insegnamento e apprendimento della lingua straniera è sicuramente molto più efficace di quanto non si pensi!

C’era una volta, Once upon a time, Es war einmal, Il était une fois … in qualsiasi lingua abbiamo nelle nostre orecchie e nella nostra memoria di bambini l’incipit dei racconti di mamme, papà, nonni, o tate, sicuramente il ricordo è dolce e forse anche un po’ nostalgico.

Ma fortunatamente abbiamo la possibilità di riproporre lo stesso modello narrativo ai nostri figli, nipoti, o amichetti. Che siano piccoli o grandi, nessun bambino di oggi rinuncia ad una storia letta o raccontata, magari prima di andare a dormire, in un momento tutto ritualmente familiare e magico.

Perché, quindi, non riproporre lo stesso modello narrativo nell’insegnamento della lingua straniera? Perché non utilizzare la lettura condivisa di storie ai nostri alunni per fare lezione?

Secondo lo psicologo statunitense Jerome Bruner, la narrazione è uno dei meccanismi psicologici più importanti, soprattutto durante il periodo dell’infanzia. Tutte le prospettive a partire dagli anni ’70 sottolineano la centralità del pensiero narrativo per i bambini, non solo per gli aspetti cognitivi che ne sono legati, ma anche per il valore dello scambio sociale ed emotivo che ne sono coinvolti. L’essere umano ha infatti un’attitudine o predisposizione ad organizzare l’esperienza in forma narrativa (Bruner, 1990/1991). La narrazione risponde al nostro bisogno di costruire la realtà dandogli un significato specifico a livello culturale e temporale.  Secondo Bruner, infatti, ognuno di noi sente il bisogno innato di ricostruire gli avvenimenti della nostra vita in forma di racconto, che sia scritto o orale.

L’utilizzo dello storytelling come strumento di insegnamento e apprendimento della lingua straniera è sicuramente molto più efficace di quanto non si pensi. Innanzitutto le caratteristiche stilistiche quali le rime, le ripetizioni, gli aspetti umoristici e la possibilità di interazione unita alla chiarezza del testo narrativo e all’uso contestuale di immagini, permettono di svolgere molte attività insieme ai bambini, dove la lingua straniera viene presentata e appresa in maniera esperienziale e di conseguenza rimane impressa nella nostra memoria a lungo termine (S. D. Krashen). 

Il racconto di storie è particolarmente adatto all’insegnamento di una lingua straniera in quanto caratterizzato da una sequenza temporale, da una struttura tematica e, generalmente, richiede la risoluzione di un problema (K.Propp, Morphology of the Folk Tale, 1958).

L’utilizzo dello storytelling come strumento didattico porta con sé numerosi vantaggi:

  • sviluppa l’ascolto e la concentrazione nei bambini: la narrazione di storie facilita lo sviluppo di strategie di apprendimento quali l’ascolto per cogliere il senso generale della storia, il prevedere le scene successive, l’indovinare significare e l’ipotizzare;
  • stimola la loro fantasia e li sprona a comunicare il proprio punto di vista e a commentare: i bambini si identificano sempre nei personaggi delle storie e il coinvolgimento emotivo ed empatico è alto;
  • fissa le strutture e le funzioni linguistiche in modo deduttivo e naturale: il linguaggio delle storie è infatti spesso caratterizzato dalla ripetizione, da un lessico ricco, dall’allitterazione, dalla metafora e dalla combinazione di narrativa e dialogo. Il patrimonio linguistico si arricchisce in maniera esponenziale;   
  • migliora la pronuncia e la comprensione poiché il contesto di apprendimento è sicuramente stimolante, divertente e naturale, ponendo attenzione al ritmo e all’intonazione di una lingua non propria.

Tutto ciò aumenta la motivazione a parlare nella lingua straniera e crea indubbiamente un atteggiamento positivo verso la seconda lingua. “Ma devo tradurre la storia mentre leggo?” – mi è stato recentemente chiesto. Assolutamente no! Perché complicare le cose quando le immagini e gli stimoli non verbali facilitano il processo di memorizzazione? La traduzione non serve, anzi è deleteria e demotivante. Se i bambini sono abituati ad ascoltare storie nella propria madre lingua, saranno pronti ad ascoltarle anche nella L2.

Perché negare loro il piacere di godere della bellezza di immagini che parlano da sole? Perché negare loro la possibilità di godere di un suono nuovo che sicuramente li incuriosirà? Perché negare loro una qualità che forse non appartiene più a noi adulti? Il coraggio! Il coraggio di imparare, di apprendere senza aver paura di commettere errori. D’altra parte ci hanno sempre insegnato che “sbagliando si impara”.

Quindi forza! Read aloud!

“You’re never too old, too wacky, too wild, to pick up a book and read to a child”, Dr. Seuss.    

A cura Dott.ssa Micaela Di Leone Torretta
Esperta in Glottodidattica Infantile


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