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Il cibo e le allergie alimentari nei bambini

allergia alimentare

Si sente sempre più parlare di allergie alimentari in età pediatrica, in particolare negli ultimi anni un bambino su 4 è risultato allergico!

È molto importante però non confondere le allergie con le intolleranze alimentari: diversamente da queste ultime, le allergie comportano il rischio di immediate reazioni anafilattiche che possono compromettere la sopravvivenza dei bambini. Per questo motivo, i bimbi allergici hanno bisogno, oltre che di una corretta diagnosi precoce, di specifiche diete che escludano gli allergeni, cioè quegli ingredienti che quando assunti generano in loro una reazione allergica immediata.

Per questi bambini, dunque, l’incontro con il cibo si rivela da subito differente e difficoltoso, mostrando un volto inquietante e potenzialmente nocivo: la modalità attraverso cui il bambino fa esperienza dell’alimentazione può complicarsi, arricchendosi anche di altri possibili significati, non sempre immediatamente riconoscibili. Alla luce del significato del comportamento alimentare all'interno dello sviluppo affettivo del bambino dunque è utile interrogare l'impatto che l'allergia alimentare può esercitare sullo sviluppo delle relazioni e del rapporto dei bambini e dei genitori con il cibo e con l'atto alimentare. La prescrizione medica della dieta di esclusione può rappresentare un ulteriore fattore stressante per il genitore e per la relazione del bambino con il cibo: la necessità di controllare e selezionare i cibi con cui il proprio bambino entra in contatto, infatti, può interferire sul vissuto emotivo dei genitori durante i pasti ed esercitare una pressione sul modo attraverso cui il bambino si relaziona con il cibo; inoltre, la consapevolezza della necessità di escludere alcune categorie alimentari può rendere il bambino meno disponibile a provare cibi nuovi ed a sperimentare una convivialità ricca e variegata.

Soprattutto “il primo evento allergico” (ossia la prima manifestazione di reazione anafilattica in bambini piccoli) avvenuto al contatto o all’ingestione di alcuni cibi, innescando l’urgenza medica, può comportare un grande “spavento” cioè una risposta emotiva sia dei genitori sia del bambino, non sempre facile da superare. Pertanto è importante approfondire la specificità di quest’esperienza nelle diverse famiglie: quando il “fantasma della reazione” è ancora molto presente e angoscia la coppia genitoriale, la mamma e il papà possono faticare a vivere l’offerta alimentare al proprio figlio con serenità.

Quando poi i piccoli crescono, il cibo inizia a rappresentare uno degli aspetti della loro socialità  e devono progressivamente imparare a farsi carico in prima persona della loro particolarità,  apprendendo di volta in volta le regole di dosaggio ed esclusione cui devono stare attenti. Per i bambini allergici a molti alimenti, che quindi devono seguire una dieta d’esclusione molto restrittiva, il confronto con i compagni a scuola può comportare una forte frustrazione: incontrano frequenti rinunce e devono fare i conti con molti più limiti degli altri bambini. Questo aspetto, comprensibilmente, può generare un sentimento di ingiustizia e una frustrazione che a volte si riflette nei vissuti dei genitori stessi che possono sviluppare “il timore che la scuola non sia in grado di far rispettare al mio bimbo la sua speciale dieta salvavita”. Per i genitori di questi bambini è molto importante in questi casi tessere una relazione autentica e rispettosa con l’istituzione scolastica che consenta loro, ciascuno in base alla propria sensibilità e particolarità, di affidare all’organizzazione scolastica sia il proprio bambino sia la vigilanza sulla sua alimentazione e sulla sua salute.

A cura di Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus
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