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Un pasto nuovo, diverso e speciale: la mensa scolastica

mensa bambini

Per i bambini c'è un momento speciale dopo il suono della campanella: il pasto in mensa. Quest'appuntamento è molto importante per la crescita dei nostri figli, vediamo perché!

L’ingresso a scuola è generalmente la prima concreta esperienza verso un vero distacco dall’ambiente familiare e dalla propria mamma. Varcato il cancello della scuola, appare un mondo nuovo fatto di giochi, colori, bambini sconosciuti e maestre, ed il piccolo diventa così un “esploratore” intimorito, ma soprattutto curioso rispetto alle novità che lo aspettano. Utilizza gli occhi e le mani per guardare e toccare ciò che c’è di nuovo ma anche la bocca per accogliere: attraverso la bocca, infatti, i bambini esplorano, conoscono e si aprono al mondo esterno. 
In questo “nuovo mondo”, c’è un momento speciale annunciato dal suono della campanella: il pasto in mensa. La mensa scolastica, però, può essere vissuta da alcuni bambini e da alcune insegnanti come un vero incubo: capita di frequente, infatti, che temporanei periodi di inappetenza, di selettività alimentare o di vero e proprio rifiuto del cibo, si manifestino in concomitanza con l’inserimento del bambino al nido, alla scuola materna o alle elementari ed è possibile assistere alle scene più disparate che spesso vengono riportate con disperazione dagli adulti e che rimandano al rifiuto dei piccoli e all’insistenza dei grandi.

Le famiglie e la mensa scolastica

A volte questa delicata e nuova esperienza può implicare una fatica per il bambino che può utilizzare il cibo come mezzo per esprimere nostalgia di casa, paura di essere abbandonato in un luogo poco familiare e dubbi rispetto alla"‘bontà" e al potersi fidare del nuovo ambiente, delle maestre e dei compagni. Rispetto a tutte queste novità è proprio negli adulti che il piccolo può trovare una risposta rispetto alla sua domanda «Mi fido o non mi fido?».
La qualità del sostegno che gli adulti “di casa”, genitori e nonni, danno al bambino rispetto all’entrata nel luogo scolastico, per esempio stimolando la curiosità del piccolo attraverso i loro racconti rispetto al mondo della scuola, e alla fiducia che loro stessi hanno nel luogo e nelle persone che lì troverà, gioca un ruolo importante rispetto alla modalità con cui il bambino affronterà tale nuovo impegno. A volte è possibile che siano proprio le paure e le ansie genitoriali a rendere complicato il processo di inserimento del bambino: per ogni mamma, infatti, affidare il proprio piccolo alle cure e alla responsabilità di qualcuno, diverso da sé, può essere un compito molto faticoso. Tuttavia se le mamme ed i papà per primi non dimostrano di avere fiducia nelle insegnanti, difficilmente il bambino potrà averne.

Un nuovo modo di vedere il cibo

D'altra parte, può capitare che l'ambiente che incontra il bambino non sia adeguato a favorire il suo inserimento: metodi educativi troppo meccanici ed impersonali possono essere vissuti dal bambino come forme di ostilità ed indifferenza, che non gli consentono di esperire la protezione e l'accudimento necessari affinché possa sentirsi accolto in un clima di serenità. La mensa, infatti, è spesso luogo di scontri tra famiglie e istituzioni scolastiche, soprattutto a causa della difficoltà a conciliare il "patto educativo" tipico di ogni famiglia (i valori, le regole, le tradizioni familiari e culturali che ruotano intorno al cibo) con le linee guida nutrizionali che la mensa scolastica impone. Pe ragioni che vanno al di là dell’oggettiva bontà del cibo, è chiaro che per ogni bambino i piatti proposti in mensa non saranno mai come quelli preparati dalla mamma: per fortuna però nel tavolo della mensa scolastica oltre al cibo c’è in gioco altro! Il gusto di mangiare, di assaporare pietanze differenti da quelle della tradizione familiare, cogliendone il nuovo colore, la consistenza, il profumo; il piacere di condividere e di ricevere il cibo insieme ad altri e infine le regole dello stare a tavola, che implicano, per esempio nuove gratificazioni da parte delle maestre, possono facilitare e pacificare le titubanze del piccolo. Dunque la scuola promuove l’introduzione di altri elementi che vanno ad affiancare la catena "cibo-amore" che il bambino apprende tra le mura domestiche: "cibo-amore-gioco-convivialità".

Per approfondimenti si rimanda al libro “E io non mangio! Interpretare i capricci dei bambini a tavola e prevenire i disturbi alimentari” di Pamela Pace e Marta Bottiani, RED!Edizioni 2014

A cura di Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus
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